L’appartenenza non è lo sforzo di un civile stare insieme non è
il conforto di un normale voler bene l’appartenenza è avere gli altri dentro di sé.
L’appartenenza è quel vigore che si sente se fai parte di qualcosa che in sé travolge ogni egoismo personale con un’aria che è davvero contagiosa.
L’appartenenza è un’esigenza che si avverte a poco a poco e si fa più forte alla presenza di un nemico, di un obiettivo o di uno scopo.
Io come uomo vedo il mondo come un deserto di antiche rovine, che tocca il fondo ma forse al peggio non c’è mai una fine.
È come se dovessimo riempire, un vuoto profondo.
E allora ci mettiamo dentro rimasugli di cattolicesimo, pezzetti di sociale, brandelli di antichi ideali, un po’ di antirazzismo, e qualche alberello qua e là.
È come se la vecchia morale non ci bastasse più.
In compenso se ne sta diffondendo una nuova, che consiste nel prendere
in considerazione più che altro, i doveri degli altri, verso di noi.
Sembrerà strano, ma sta diventando fortemente morale, tutto ciò che
ci conviene.
E pensare che basterebbe pochissimo. …………………………………………………………
Uomini del passato mi piace immaginare che questa strada non è disperata e che in ogni uomo ci potrebbe essere un po’ della mia vita, ma piano piano il mio destino è andare sempre più verso me stesso
e non trovar nessuno.
Uomini del mio presente non mi consola l’abitudine a questa mia forzata
solitudine, io non pretendo il mondo intero, vorrei soltanto un luogo
un posto più sincero dove magari un giorno molto presto io finalmente possa dire questo è il mio posto dove far rinascere non so come e quando, il senso di uno sforzo collettivo per ritrovare il mondo.
Sarei certo di cambiare la mia vita se potessi cominciare a dire NOI.
Giorgio Gaber